Si presenta in aula vestito da fantasma: parlamentare espulso dalla Camera

Perché il deputato di Più Europa Riccardo Magi è stato espulso dal Presidente della Camera dopo essersi presentato in aula vestito da fantasma

deputato RIccardo Magi vestito da fantasma
Si presenta in aula vestito da fantasma: parlamentare espulso dalla Camera (AnsaFoto) – listadelpopolo.it

Ci sono tanti modi di protestare, alcuni anche particolarmente creativi. Ma di certo l’idea avuta dal deputato Riccardo Magi, eletto con la lista Più Europa, è senza dubbio originale e destinata a far discutere parecchio.

Magi si è presentato al question time della Camera vestito da fantasma. Un modo sicuramente curioso per attirare l’attenzione sulla sua protesta, un espediente che ha irritato non poco il presidente della Camera, che ha deciso di espellerlo dall’aula.

Magi ha fatto in tempo ad arrivare sotto i banchi dell’Esecutivo mostrando il lenzuolo che si era messo in testa prima di essere portato di peso fuori dall’aula dagli assistenti mentre Lorenzo Fontana, il Presidente della Camera, gli comunicava la sua espulsione.

Ma perché Riccardo Magi si è presentato vestito da fantasma? Il motivo è una protesta sulla scarsa attenzione che i politici soprattutto di maggioranza stanno prestando al referendum dell’8 e 9 giugno, letteralmente boicottato da alcuni di loro.

Il lenzuolo da fantasma del deputato, infatti, portava su di sé la scritta referendum e Magi uscendo ha urlato a Giorgia Meloni: “Se lo ricorda, presidente, quando accusava i governi di silenziare i referendum? Era il 2016 e il 2022”. La Meloni è parsa divertita dal siparietto e sorrideva, nonostante le accuse precise di Magi.

Referendum, gli inviti della maggioranza a non andare a votare

Grossa indignazione in alcuni partiti soprattutto di minoranza sta scatenando la volontà dei partiti che sostengono il governo Meloni di boicottare il Referendum dell’8 e 9 giugno.

Ignazio La Russa, presidente del Senato
Referendum, gli inviti della maggioranza a non andare a votare (AnsaFoto) – listadelpopolo.it

L’attenzione è posta sull’astensionismo: per far sì che il referendum abrogativo abbia effetto c’è bisogno di raggiungere un quorum che di questo passo difficilmente si raggiungerà. Soprattutto se la maggioranza invita gli elettori a non presentarsi alle urne.

Sono 18 le tornate di referendum abrogativi in Italia da quando c’è la Repubblica. Sono 9 i casi nei quali non è stato raggiunto il quorum.

Dagli anni ’90 in poi è diventata prassi per i partiti contrari al Referendum invitare i propri elettori all’astensione. Celebre la frase del 1991 di Bettino Craxi: “Andate al mare”, invitando i suoi sostenitori a non votare al referendum. Che in un abrogativo equivale di fatto a votare per il No, ma è sicuramente più comodo rispetto a recarsi alle urne.

Nel 2003 furono i DS ad invitare al boicottaggio un referendum sul lavoro che riguardava la disciplina dei licenziamenti individuali. Nel 2016, invece, Matteo Renzi si dichiarò astensionista in occasione del referendum sulle trivelle. Chiara l’intenzione della maggioranza. Addirittura il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha annunciato che farà propaganda per l’astensionismo.

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