Referendum dell’8 e 9 giugno: cosa si vota e perché è nel tuo interesse votare

Ci sono momenti in cui girarsi dall’altra parte non basta più. Il lavoro, la dignità, la sicurezza: non sono parole da campagna elettorale, ma realtà quotidiane. Stavolta si vota per cose che ci toccano sul serio

persona che inserisce la tessera nell'urna alle elezioni
Referendum dell’8 e 9 giugno: cosa si vota e perché è nel tuo interesse votare – listadelpopolo.it

Là fuori ci sono date che sembrano passare in sordina. Magari perché non ci sono partite, o perché in tv c’è solo l’ennesima replica di un talent. Ma ogni tanto ce n’è qualcuna che, a voler ben guardare, meriterebbe il massimo della nostra attenzione. Come l‘8 e 9 giugno.

No, non è una data da segnare per il cambio di stagione, né per il lancio di qualche serie su Netflix. È il weekend in cui si vota per cinque referendum, e stavolta non si tratta di quisquilie da addetti ai lavori: riguarda il lavoro, la sicurezza e la cittadinanza. Detto così, sembra il solito pippone. Ma se si guarda bene, è esattamente roba che ci tocca tutti da vicino, anche se facciamo finta di niente.

Per cominciare, ci sono quattro quesiti che parlano chiaro: licenziamenti, contratti, risarcimenti e infortuni. Tradotto: se sei stato assunto dopo il 2015, oggi puoi essere licenziato anche senza giusta causa e al massimo ricevi qualche mensilità di indennizzo.

Niente reintegro. Un po’ come se ti rubassero la macchina e ti dicessero: “Eh, tieni 50 euro e non se ne parli più”. Uno dei quesiti vuole togliere quella norma e ripristinare il diritto al reintegro. Non per vendetta, ma per giustizia.

Un altro punto tocca chi lavora in piccole imprese: se ti licenziano in modo ingiusto, oggi il giudice non può darti più di sei mensilità. Anche qui si chiede di togliere il tetto massimo: perché un torto è un torto, che tu lavori per una multinazionale o per la ferramenta sotto casa.

I contratti a termine e la sicurezza sul lavoro: un referendum che vale quanto la nostra vita

Poi c’è la questione dei contratti a termine: attualmente puoi essere assunto per pochi mesi senza che nessuno debba spiegare il motivo. Il referendum propone di reintrodurre la causale obbligatoria fin dal primo giorno. Per evitare che il contratto a tempo diventi la regola invece che l’eccezione.

uomo che vota e inserisce la tessera nell'urna
I contratti a termine e la sicurezza sul lavoro: un referendum che vale quanto la nostra vita – listadelpopolo.it

E infine c’è la sicurezza sul lavoro. Se oggi un operaio muore in un cantiere appaltato, il committente (cioè chi ha dato il lavoro) rischia zero. Il referendum dice: se deleghi, sei comunque responsabile. Perché il dolore non va esternalizzato.

Il quinto quesito guarda a chi in Italia ci vive da anni, lavora, studia, paga le tasse, ma resta eternamente straniero. Per legge, servono dieci anni di residenza per poter chiedere la cittadinanza. Il referendum propone di tornare a cinque, com’era prima del ’92. Un modo per dire che chi fa parte di una comunità, a un certo punto deve poterla chiamare casa. Senza aspettare una generazione intera.

Non è una legge sullo “ius soli”. Non è una sanatoria. È solo una norma più umana. Che riguarda anche quei bambini che vediamo ogni giorno a scuola con i nostri figli, e che magari da grandi dovranno aspettare trent’anni prima di sentirsi italiani per davvero.

Ora, è chiaro che è estate, che la politica fa venire l’orticaria, che si pensa a tutto tranne che a mettere una croce su un foglio. Ma qui non si tratta di tifare per un partito. Si tratta di scegliere in che Paese vogliamo vivere. Uno dove il lavoro è stabile o uno dove ogni mese può essere l’ultimo. Uno dove se succede qualcosa in un cantiere c’è chi risponde, o uno dove ci si gira dall’altra parte.

Chi vota “Sì” lo fa per cambiare leggi che oggi non funzionano. Chi vota “No” le vuole mantenere. Ma chi non vota proprio, di fatto lascia che decidano gli altri. E non è detto che gli altri vogliano le stesse cose che vuoi tu. Dunque, anche se non te ne frega nulla, anche se pensi che tanto non cambia niente, magari questa volta vale la pena pensarci. Perché se un giorno dovesse toccare a te o a qualcuno vicino, sapere di aver avuto voce in capitolo potrebbe fare la differenza.

Gestione cookie