Grazie alla Legge 104 si può ottenere fino a 6.000€ per l’acquisto di un’auto, ma cosa succede se la disabilità non dà accesso diretto al beneficio?
Quando si parla di agevolazioni economiche con la 104, non si tratta di un regalo che lo Stato concede, ma di un supporto mirato per chi si trova ad affrontare spese ingenti – spesso inevitabili – che rischiano di pesare sul bilancio familiare. Basti pensare all’acquisto di presìdi sanitari, come il montascale: un investimento costoso, ma essenziale per garantire la mobilità domestica e la possibilità stessa di uscire, soprattutto per chi vive in condominio.
Ma non tutto ciò che è legato alla salute dev’essere per forza sanitario per rientrare nelle detrazioni. Anche uno smartphone, ad esempio, può essere considerato detraibile se dimostra di favorire la comunicazione e l’inclusione sociale della persona con disabilità. E a questo punto entra in scena l’auto: per molti un bene di comodità, per altri una vera necessità.
Tuttavia, anche qui, la normativa è meno lineare di quanto sembri. Come spesso accade, a fare la differenza sono i requisiti: tra questi, la presenza di una diagnosi grave che consenta di accedere all’agevolazione, sia per sé che per chi presta assistenza.
Sebbene non esistano scorciatoie, non tutto è perduto.
Comprare un’auto nuova può costare anche 20.000€, ma chi ha diritto alle agevolazioni con la Legge 104 non paga quel prezzo. Se rientra nei requisiti, la stessa auto scende subito a circa 17.300€, grazie all’IVA ridotta al 4%. Un risparmio immediato di oltre 2.600€. E non finisce lì: su quella spesa si può recuperare fino al 19% nella dichiarazione dei redditi, con un massimo di 3.434 €. Tradotto? Più di 6.000€ in meno tra sconti e detrazioni. Ma c’è un dettaglio: non basta avere la 104.
Serve che la disabilità sia riconosciuta come grave (art. 3, comma 3), oppure che la persona disabile sia fiscalmente a carico. E l’auto deve essere usata principalmente per accompagnarla.
Tuttavia, un dubbio può echeggiare nella testa di chi ha una diagnosi lieve e dei suoi tutori: cosa succede nei casi di autismo di primo livello o in condizioni simili, dove le difficoltà non sempre sono visibili ma ci sono? In queste situazioni, la soluzione è chiedere una revisione del verbale alla Commissione Medica.
Per fare ciò, è necessario presentare documentazione clinica aggiornata che dimostri come la condizione incida realmente sull’autonomia: ad esempio, difficoltà a prendere i mezzi pubblici, gestione complessa degli spazi affollati, ansia sociale, o necessità costante di accompagnamento. Tutti elementi che possono trasformare una disabilità lieve in grave, secondo la valutazione della commissione.
E come abbiamo detto, per accedere ai benefici, serve questa rivalutazione. Perché ad oggi la possibilità è concreta, ma non basta il nome della diagnosi: conta quanto pesa nella vita quotidiana.
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