L’assemblea Toscana del neonato movimento politico “Lista del Popolo per la Costituzione” ha appena votato il coordinamento regionale della lista nazionale che è stata ideata e fondata da Giulietto Chiesa, Antonio Ingroia, Glauco Benigni, Alberto Micalizzi e Sandro Diotallevi. L’assemblea Toscana, alla quale hanno partecipato circa 35 persone, è la prima a costituirsi ufficialmente nei confini nazionali ed ha avuto luogo nello storico circolo Arci SMS di Peretola in via pratese a Firenze Domenica 25, nonostante il maltempo. Il programma della Lista del Popolo è di dare attuazione alla Costituzione rendendo l’Italia un paese disarmato e neutrale in grado di cooperare con tutte le nazioni, senza embargo e paletti messi da altri. Al contempo, c’è un piano economico articolato e immediatamente praticabile in un ottica dello sviluppo completamente alternativa al sistema economico attuale e immediatamente praticabile, senza richiedere spaccature con l’Europa ma semmai con quei trattati che si scontrano con la Carta Costituzionale e opprimono i cittadini comuni e le attività economiche e commerciali. La volontà della giovanissima Lista è di farlo partendo dai territori e dal basso coinvolgendo l’intero circuito economico con particolare attenzione verso i beni comuni, la cura della persona e dell’ambiente e del paesaggio, e le produzioni locali di ogni tipo, culturali e materiali. Il coordinatore politico della Lista è Jeff D. Hoffman coadiuvato da Manuela Fani. Il coordinamento organizzativo è stato affidato a Leandro Remolino sostenuto da Laura Sestini e Jurg Brunner. La responsabilità per la comunicazione è stata affidata ad una giornalista e fotografa, Laura Sestini.
Territori
Giuseppe Di Bello: “Basta veleni e sfruttamento, sì a una Basilicata nel segno della Costituzione”
L’intervista a La Nuova TV di Giuseppe Di Bello, candidato della Lista del Popolo per la Costituzione in Basilicata
“E’ pericoloso “toccare” il petrolio o i petrolieri della Basilicata?” Servizio delle Iene
“Io rovinato per aver fatto il mio dovere. E per aver raccontato i veleni del petrolio in Basilicata prima di tutti”
Giovedì 22 febbraio Antonio Ingroia a Catania, Siracusa, Modica e Ragusa
Giovedì 22 febbraio Antonio Ingroia sarà in Sicilia – a Catania, Siracusa, Modica e Ragusa – per presentare programma e candidati della Lista del Popolo per la Costituzione alle elezioni politiche del 4 marzo. In mattinata appuntamento a Catania, dalle ore 10, all’Hotel Nettuno in viale Ruggero di Lauria 121. Nel pomeriggio prima tappa a Siracusa, alle ore 15.45, presso il Salone Sacro Cuore in via Francesco Laurana 2, quindi a Modica, alle ore 17.30, presso Baricentro, in corso Umberto 470, infine chiusura a Ragusa, alle 19, presso l’ex cinema Ideal, in piazza Libertà.
Sabato 24 febbraio Giulietto Chiesa a Porto Sant’Elpidio
Sabato 24 febbraio Giulietto Chiesa incontrerà cittadini e stampa a Porto Sant’Elpidio (Fermo), per presentare la Lista del Popolo per la Costituzione e il suo programma in vista delle elezioni del 4 marzo.

Due domande alla Regione Lazio sul lago di Bolsena
di Fiammetta Cucurnia
Quando si gira dalla Strada Verentana verso il cimitero di Marta, ci si trova a contemplare dall’alto tutta la bellezza del lago di Bolsena, col promontorio di Capodimonte che si allunga nell’acqua, le due isole, i paesi di riviera adagiati come su uno specchio, un paesaggio antico e irripetibile, come un quadro del Rinascimento. Ma l’aspetto placido del lago è ingannevole. Passioni e dolori pulsano intorno. I dolori per esempio dell’amministrazione comunale di Marta, che si sente nella posizione di capro espiatorio, con il sindaco, il vicesindaco, tre ex assessori, due tecnici e il segretario comunale indagati per reati ambientali, abuso d’ufficio e falso ideologico; i dolori dei cittadini che, fors’anche impropriamente, di fronte al porto chiuso con i sigilli dalla procura di Viterbo si sentono defraudati di un diritto; e poi quelli della Regione che vorrebbe scrollarsi di dosso ogni responsabilità, lasciando come al solito tutto nelle mani della giustizia. Infine c’è il lago, un’oasi ambientali tra le più preziose del Lazio, e la cui tutela è affidata alle istituzioni locali.
Una piccola storia emblematica, come ce ne sono migliaia nel nostro “magnifico” Paese.
Tutto comincia nei lontani anni Ottanta, quando venne realizzata dall’allora Genio Civile una struttura a protezione dell’incile del fiume Marta. Grazie proprio alla presenza di questa opera, nel 1994, con deliberazione della Giunta regionale del Lazio, l’area in questione viene riconosciuta come porto insieme alle altre strutture esistenti a Capodimonte e Bolsena.Negli anni però si fa sempre più chiaro che quella struttura presso l’incile del Marta è insufficiente e non può assolvere la sua funzione idraulica di evitare l’insabbiamento. Spesso è necessario effettuare dei dragaggi e altri interventi che comportano importanti costi a carico della Regione Lazio. La quale alla fine decide di intervenire per apportare modifiche alla struttura e renderla funzionale allo scopo per cui era stata realizzata. Nel 2013 partono i lavori durati fino alla fine del 2015. Un intervento da oltre un milione e mezzo di euro, stanziati dalla stessa Regione, con fondi europei. La direzione dei lavori viene eseguita proprio dalla Regione Lazio.
Ed ecco che cominciano i dolori. Spinta dai cittadini, che intravvedono nella nuova struttura portuale un modo per incrementare le capacità economiche di Marta, con riflessi positivi sul turismo e sull’intera economia della zona, l’amministrazione comunale, già durante i lavori, chiede alla Regione il permesso di utilizzo dello specchio acqueo per ormeggio natanti, e lo ottiene, per la parte non interessata ai lavori. Così alla chiusura del cantiere – siamo già nell’aprile del 2016 – il Comune di Marta torna alla carica, chiedendo alla Regione, direzione risorse idriche e difesa del suolo, la concessione dello specchio acqueo per ormeggio natanti dell’intera area venutasi a creare con i lavori di riordino, forte del fatto che nel disegno del progetto affisso al cantiere era scritto: porto turistico, e nel nuovo molo realizzato erano disegnati tre pontili per l’attracco delle imbarcazioni. Da quel momento in poi, però, la Regione non risponderà più. Gli uffici si rimpallano le responsabilità. Nessuno sembra competente per dare risposta alle richieste del Comune di Marta. E l’allora sindaca di Marta, Lucia Catanesi, pressata dai suoi cittadini che vedono avvicinarsi la stagione turistica senza poter utilizzare il porto appena ultimato, decide di assumersi la responsabilità e occupare lo specchio d’acqua in questione per motivi di pubblica utilità…..
Non staremo qui ad elencare le decine di richieste avanzate dal Comune, né le molteplici dichiarazioni di “incompetenza” in materia da parte della direzione risorse idriche della Regione Lazio, prima che tutto il fascicolo venisse depositato delle mani della procura di Viterbo (richieste e omesse risposte di cui il Comune di Marta conserva tutta la documentazione). Ricordiamo solo che, secondo gli inquirenti, la realizzazione dell’opera, ultimata nel 2016, ha permesso all’amministrazione di Marta di arricchire le casse comunali, illecitamente, con i proventi economici derivanti dall’attracco delle imbarcazioni turistiche utilizzando, inoltre, attrezzature non collaudate.
Ma era davvero così difficile affrontare il problema con buon senso e per il Bene Comune da parte di tutte le istituzioni preposte, a cominciare dalla Regione Lazio?
Quel che ci preme sottolineare, infatti, è solo quello su cui noi (noi cittadini che non siamo contenti di come vanno le cose e che intendiamo cambiarle) ci interroghiamo. Poche domande di cui cerchiamo risposta:
1) Chi, se non la Regione Lazio, ha il dovere di stabilire se nell’incile del fiume Marta possa esserci o meno un porto per imbarcazioni di diporto?
2) Chi, se non la Regione Lazio, deve stabilire le linee guida e indicare dove, quali e quanti porti, e soprattutto quanti motori e di quale potenza possano stazionane nel lago di Bolsena, non soltanto nell’area di Marta, ma in tutti i paesi rivieraschi, inclusi Bolsena e Capodimonte dove attualmente, senza colpo ferire, sono ormeggiate centinaia di imbarcazioni a motore.
3) Perché la Regione Lazio, sotto la cui direzione sono stati eseguiti i lavori nel porto di Marta, non ha concesso né negato per tempo i permessi richiesti dall’amministrazione comunale, e non ha stabilito le regole, chiare e valide per tutto il lago di Bolsena, sulla quantità e le caratteristiche dei motori ammessi nel lago.
In assenza di risposte chiare, è inevitabile che si faccia strada il sospetto che interessi altri, indicibili, si nascondano dietro le quinte dell’intera vicenda.